09

Set

LA MATERNITA’ CAMBIA IL CERVELLO?

A cura di Morena Drago,

specializzata in pedagogia neonatale, consulente per l’abbandono dolce del pannolino e del ciuccio

Forse avrete sentito dire, o vi sarà capitato per esperienza personale, che durante la gravidanza e il primo periodo successivo al parto, il cervello della neomamma non sia al massino delle sue potenzialità.

Dal punto di vista neurologico, avere un bambino è una vera e propria rivoluzione del cervello.

Oltre agli aspetti legati ai cambiamenti fisici, emotivi, organizzativi, bisogna però ammettere che si tratta al contempo di una vera e propria fase di apprendimento, come una sorta di “upgrade” di abilità che continueranno poi ad accompagnare la donna per il resto della vita.

Durante la gravidanza alcune donne possono lamentare la frustrazione legata a vuoti di memoria, maggiore distraibilità e livelli di concentrazione inferiori, a causa di una importante transizione ormonale che compie un processo di riorganizzazione (Craig Kinsley) utile al cervello, che sarà in un secondo momento più efficiente e concentrato.

La necessità di prendersi cura di un neonato porta il cervello della mamma a massimizzare l’attaccamento al bambino, a specializzarsi nelle azioni rapide e decisive, a discapito di complesse operazioni cognitive.

Agli inizi degli anni 2000 alcuni studi hanno testimoniato che i bambini iniziano a influenzare le madri già dal concepimento, ad esempio si riporta che le donne in attesa di un bimbo ingeriscano circa il 10% di calorie in più rispetto a quelle in attesa di una bimba, senza però ingrassare di più, le secondipare invece rispondono più rapidamente al pianto del secondo genito ed hanno meno ormoni dello stress.

Uno studio del 2003 dell’Università di Basilea, attraverso scansioni cerebrali, ha riportato che il cervello dei neogenitori mostra una risposta più marcata al pianto, mentre quello dei non genitori mostrano una risposta più marcata alle risate.

Il pianto attiva i circuiti neuronali del genitore per risolvere il problema e calmare il proprio bambino, questo movimento neurologico è frutto dell’apprendimento.

Il cambiamento cerebrale avviene durante la maternità perché la mamma apprende nuove abilità, perfezionandole, in condizioni difficili. Il legame madre-figlio è educativo anche per la donna, non solo per il bambino, in quanto allena il cervello a nuove operazioni, modificando direttamente migliaia di neuroni e variando l’intensità di centinaia di milioni di connessioni sinaptiche!

Durante le prime settimane di vita con il proprio neonato, la mamma vive un periodo ricco di emozioni e percezioni sensoriali, gettando le basi per relazioni ed esperienze future.

La condizione di sensibilità accentuata della mamma nei confronti del figlio, chiamata “preoccupazione materna primaria” da D. Winnicott nel 1956, la porta ad empatizzare con i suoi bisogni.

La capacità della mamma di nutrire, coccolare, difendere, comprendere, interpretare, incoraggiare, educare uno o più figli, dalle quali non si può mai staccare completamente, oltre a prendersi cura a 360° della propria vita, favorisce plasticità cerebrale e flessibilità cognitiva.

Una grande differenza la fa il modo in cui la mamma riesce ad accogliere questi cambiamenti, c’è chi si adatta facilmente ad uno stile di vita in cui non ci sono regole fisse, ove il bambino e le sue necessità cambiano continuamente con la crescita, e c’è chi fatica maggiormente a muoversi in questo scenario.

Le madri allenano e perfezionano l’attenzione, comprendono una serie ben determinata di processi, dal filtraggio delle percezioni alle valutazioni delle percezioni multiple, all’attribuzione di un significato emotivo a ciascuna di esse, che associato al rilascio della dopamina, neurotrasmettitore dell’attenzione, dell’apprendimento e della motivazione, dona un senso di gratificazione.

John Ratey, psichiatra di Hardvard, sostiene che un maggior livello di dopamina sfrutta molte più risorse della funzione esecutiva di quante se ne usassero prima, rimanendo a disposizione per il futuro. Ecco il famoso multitasking delle mamme!

La mamma sperimenta un periodo di massima efficienza, in quanto i bambini insegnano a focalizzare l’attenzione, reagendo a necessità improrogabili. Il triangolo impegno, giusti livelli di stress e rendimento porta a risultati ottimali.

Care lettrici e care lettori, questo scenario ci fa comprendere che non si tratta di avere la testa fra le nuvole durante la gravidanza o i primi mesi di maternità, ma tutt’altro!

Sì, la maternità trasforma in positivo il cervello delle mamme, il quale si trova a vivere una vera evoluzione che permarrà nel tempo, sia a livello organizzativo che per quanto riguarda la sfera delle emozioni.