02

Mag

LA GRAVIDANZA DURA BEN… 18 MESI!

A cura di Stefania Battaglia,

ostetrica specializzata in percorso nascita e allattamento

A cura di Stefania Battaglia,
Ostetrica specializzata in percorso nascita e allattamento

No, giuro, non sono impazzita! Se pensiamo alla gravidanza come al periodo che la nuova vita trascorre dentro all’utero materno allora sì, i mesi rimangono nove, dieci al massimo, e non c’è nessuna sorpresa! Ma se con gravidanza ci riferiamo al periodo in cui c’è una forte simbiosi tra madre e figlio/a e quest’ultimo ha bisogno del corpo materno per sopravvivere/svilupparsi al meglio, allora quei mesi diventano improvvisamente diciotto, nove dentro la pancia (endo-gestazione) e nove fuori dalla pancia (eso-gestazione).

Gli studiosi hanno dato una motivazione a questo bisogno singolare di contatto e vicinanza del cucciolo d’uomo: tutto parrebbe dipendere da quella voglia matta che il primate Orrorin tugenensis, nostro antenato, ha avuto di alzarsi in piedi. Forse per vedere più lontano, forse per avere le mani libere, forse per prendere frutti più succosi in alto. Fatto sta che ha deciso di passare dal camminare a quattro zampe a camminare su due e questo ha cambiato tutto!

Ma che c’entra questo con la nostra storia di “gravidanza eterna”?

C’entra eccome! Essere passati da quattro a due appoggi ha cambiato, tra le varie cose, il nostro bacino e il nostro pavimento pelvico, cioè quell’insieme prezioso di muscoli, cute, tessuti, che tocchi con il sellino della bicicletta. Se a carponi il nostro bacino si trovava posteriormente, in una zona di comfort, ed il suo unico scopo era essere una zona di “entrata” (pene) e una di “uscita” (gas, urina, feci, cuccioli), da quando siamo bipedi si è trovato a sorreggere anche tutto il core, i visceri pelvici, i cambiamenti di pressione intraddominale (tosse, starnuti, sforzi, …) e la forza di gravità!

Perché questo accadesse, il nostro cingolo osseo pelvico si è modificato per essere più sostenitivo e così anche il nostro diaframma pelvico si è dovuto rafforzare per fare da “pavimento muscolare” a ciò che gli sta sopra. Tutto questo senza perdere l’elasticità che gli consentisse di continuare ad essere una zona di scambio e rilascio (urina, feci, gas, cuccioli,…). Capisci quanto incredibile sia questa zona che così poco conosciamo? E quanto fosse importante che la testolina del nostro cucciolo d’uomo fosse piccolina al punto tale da passarci bene, in questo nuovo bacino, con la sua forma a scivolo e i muscoli potenti?

Ecco, quindi, il perché i cuccioli d’uomo non si sviluppano interamente in utero, ma nascono ancora immaturi su molti aspetti e hanno bisogno di contatto e di prossimità quasi continua con la madre (o la figura di accudimento), come se necessitassero di un nuovo utero fatto di braccia e latte, per tanti tanti mesi dopo la nascita.

Ma è solo qui la somiglianza tra i tre trimestri della gravidanza e quelli dell’esogestazione? Apparentemente no. Osservando le sensazioni di madre e bebè, e i loro racconti, le ostetriche hanno notato una forte specularità tra l’endo- e l’eso- gestazione. Una specularità chiamata “periodi sincroni”.

endogestazione

Potremmo riassumerla così:

1° PERIODO – ambivalenza: nascono domande e dubbi. “Sarò in grado?”, “Riuscirò ad occuparmi del nuovo cucciolo?”, “Tornerò quella di prima?”; questi dubbi possono arrivare al test positivo, nella prima fase del travaglio e nel primo periodo dopo il parto. Anche il corpo spesso si comporta in modo simile: seno teso, intestino gonfio/stipsi, tanto sonno, agitazione possono essere sensazioni che accomunano il primo trimestre di gravidanza e il primo dopo il parto.

2° PERIODO – simbiosi ed espansione: ci si innamora, lo si vuole gridare al mondo! La pancia si vede in gravidanza e ci si sente più sicuri di raccontarlo in giro; dopo il parto, nel 2° trimestre, ci si inizia a sentire più sicure ad uscire da sole, a nutrire, a seguire l’intuito; la sensazione è di essere un tutt’uno, e di riuscire a capire meglio questo nuovo esserino che spesso prima era silente (in pancia) o difficile da capire (dopo il parto).

3° PERIODO – amore, individualizzazione e separazione: ci si prepara a lasciare andare il cucciolo al mondo e a riconoscere il suo temperamento, quale individuo a sé! In gravidanza si prepara il nido e si sceglie il luogo della nascita per prepararsi alla emozionante separazione del parto…Nell’esogestazione ci si prepara all’alimentazione complementare (“svezzamento”), spesso al ritorno al lavoro o altri tipi di autonomia/separazione (gattonamento, alzarsi in piedi,…).

Come puoi immaginare, questa sincronia non tiene conto della grande complessità e varietà di ognuna di noi: se non hai provato/non stai provando queste sensazioni o non corrispondono al periodo “giusto”, non ti preoccupare e passa oltre: tu sei perfetta così come sei, sei nel momento e con le emozioni giuste per voi, e questo è più che sufficiente; ciò che ti ho raccontato è davvero solo una linea guida. Se invece ti ritrovi in tutto, o in qualcosa, considera che questa specularità tra i vari periodi ha una sola motivazione: farti sentire potente! Farti sentire che dove pensi di non farcela, arriverà una forza inimmaginabile. Farti percepire che tutto passa, e anche le sensazioni buie che provi ti servono a metterti in contatto con te stessa e la tua unicità.

Metterti in contatto con le risorse che hai/avete usato in gravidanza e usarle nuovamente nel periodo del postparto può essere una strategia molto utile. Puoi chiederti: “cosa mi ha aiutato nel primo periodo quando ero così assonnata/quando sentivo il seno teso/quando ero malinconica e volevo stare da sola/insieme al mio partner?”; oppure puoi ricordarti che per quanto tosto sia stato quel momento, ad un certo punto è passato e sei arrivata al trimestre dopo, con un’emozione magari del tutto diversa. E che quindi finirà anche il momento che stai vivendo, se lo senti faticoso, e vi aspetta uno con tante sorprese!

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